Dec. 20, 2017

DAL 20 AL 22 DICEMBRE FEDERICO RAMPINI PORTA TRUMP BLUES SUL PALCO DEL TEATRO LEONARDO DI MILANO

Scrive Federico Rampini da New york in vista del debutto milanese di Trump Blues:
“Un anno di questa presidenza inaudita, senza precedenti. Rivoluzionaria, a modo suo. Mostruosa, grottesca, inquietante? Ogni angolo del pianeta sente le conseguenze di Mister Trump alla Casa Bianca. C’è anche chi gioisce, per motivi svariati, di questo assalto alla democrazia americana. Trionfo di un populismo anti-establishment che ha ragioni profonde, e con il quale bisogna fare i conti. Qualche volta ha perfino ragione!
Da qui bisogna partire. E’ questa la sfida di uno spettacolo teatrale/musical che Donald Trump mi costringe ad aggiornare fino a 5 minuti prima di andare in scena…
Capire le cause di un terremoto. Com’è stato possibile in America, in quella nazione che (forse a torto) fu considerata a lungo un modello delle liberaldemocrazie occidentali.
Fare la caricatura di The Donald non basta. E’ ai minimi storici nei sondaggi per una presidenza ancora così recente, e tuttavia il suo zoccolo duro tiene. L’ho visto di persona. Mi sono appena fatto 9.000 km di viaggio nell’America profonda, quella che lo votò un anno fa. Non hanno cambiato idea.
E’ un esercizio utile per “noi radical-chic” (cito Crozza-Rampini).
Non basta frequentare le due coste, New York e San Francisco (le città dove ho vissuto e vivo), Los Angeles e Boston, che odiano Trump, lo disprezzano, lo contestano.
Le élite liberal hanno perso contatto con la classe operaia e un vasto ceto medio-basso che bisogna cercare nel Midwest, nella “cintura della ruggine”, nelle vaste aree di disagio sociale, impoverimento.
La cause? Una globalizzazione stravinta dalla Cina beffando ogni regola.
Un’immigrazione che non ha creato il “paradiso multietnico” in terra.
Questi sono i temi che hanno portato Trump alla vittoria.
La sinistra americana non ha ancora digerito la sua sconfitta storica, non ha elaborato un piano per rialzarsi. C’è una ragione. La crisi dei democratici Usa è simile a quella della sinistra italiana, francese, tedesca. Avanzano modelli alternativi: Putin, Xi Jinping, Erdogan, guarda caso proprio quelli che piacciono a Trump.
Lo spettacolo è uno happening d’investigazione di una crisi storica senza precedenti, per dare risposta agli interrogativi che ci riguardano tutti: dietro gli eccessi inquietanti di Trump c’è un sistema malato, urge una strategia per risollevarci.
E’ spettacolo vero, con l’attore Jacopo Rampini che interpreta di volta in volta i “miei” operai del Mid-west, il Primo Genero della Casa Bianca che fa da anello di congiunzione tra l’Arabia saudita e Goldman Sachs, o un pioniere italiano del Primo Novecento che anticipò questa Età del Caos.
La colonna sonora – è un vero musical ! – la interpretano “live” i musicisti Roberta Giallo e Valentino Corvino, appropriandosi delle scelte musical di Trump in persona: sono i brani dei Rolling Stones, Bob Dylan, Simon & Garfunkel che lui usa per scaldare le folle prima dei suoi comizi. Scalderanno anche voi!”

Se queste parole vi hanno incuriosito , da stasera a venerdì non perdetevi Trump Blues al Teatro Leonardo di Milano.

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